Antonio Fontanesi e la sua eredità
Da Pellizza da Volpedo a Burri
Reggio Emilia,
Musei Civici
dal 30 Marzo al 14 Luglio 2019

Reggio Emilia,
Musei Civici
dal 30 Marzo al 14 Luglio 2019
“Felice l’artista che nasce dopo morto” confidò Antonio Fontanesi a un suo allievo. E la mostra che Reggio Emilia propone dal 6 aprile al 14 luglio a Palazzo dei musei, a duecento anni dalla nascita dell’artista, è un po’ la storia di una “resurrezione” artistica.
Virginia Bertone, Elisabetta Farioli e Claudio Spadoni, curatori della rassegna, si sono posti infatti l’obiettivo di guidare il pubblico alla riscoperta di questo protagonista della pittura dell’Ottocento italiano ed europeo e di documentare la fortuna di Antonio Fontanesi dopo la sua morte: l’influenza che la sua pittura ha avuto negli artisti che dopo di lui si sono riconosciuti nel suo particolare approccio alla natura e al paesaggio, ma anche i suggestivi ‘tramandi’ dell’esperienza romantica che la critica ha voluto ritrovare nell’arte degli anni Cinquanta. Interprete impareggiabile del paesaggio nelle novità del suo tempo, uomo inquieto nella vita e innovativo sperimentatore nell’arte, fu infatti tra i più intimamente partecipi al movimento romantico europeo e la sua eredità artistica si inoltra nel Novecento, culla della modernità, ed è leggibile sino alla fine del Secolo breve.
Il volume è dedicato ad Antonio Fontanesi (1818-1882), indiscusso protagonista della pittura dell’Ottocento italiano ed europeo.
L’obiettivo è documentarne la fortuna critica, per cogliere l’influenza che ha avuto sugli artisti riconosciutisi, nel corso del Novecento, nel suo particolare approccio alla natura e al paesaggio, ma anche i suggestivi tramandi dell’esperienza romantica che la critica ha voluto ritrovare nell’arte degli anni cinquanta.
Una chiave di lettura che riprende e rilancia spunti emersi in questi ultimi anni con l’ambizione di offrire una riflessione sui momenti decisivi della lezione del maestro reggiano: la riscoperta da parte dei divisionisti tra il 1892 e il 1915, con opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Vittore Grubicy, Angelo Morbelli; la rilettura della sua poetica negli anni venti, con Carlo Carrà, Felice Casorati, Arturo Tosi; sino a giungere all’interpretazione di Roberto Longhi e Francesco Arcangeli che tra il 1952 e il 1954 collega all’eredità romantica gli artisti dell’ultimo naturalismo, in particolare Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Mattia Moreni, Sergio Romiti, spingendosi, sia pure in accezione distinta, fino ad Alberto Burri.
Reggio Emilia, Musei Civici, marzo - luglio 2019