Klimt e l'arte italiana

Rovereto, Mart
dal 16 Marzo al 27 Agosto 2023

The exhibition

Da giovedì 16 marzo 2023, il Mart di Rovereto ospita la mostra Klimt e l'arte italiana, a cura di Beatrice Avanzi da un'idea di Vittorio Sgarbi.

Attraverso circa 200 opere, la mostra analizza l’influenza di Klimt su alcuni dei più grandi artisti del primo Novecento italiano, tra cui Felice Casorati, Adolfo Wildt, Vittorio Zecchin e Luigi Bonazza, illustrando un panorama vario e complesso in cui tecniche artistiche differenti convivono grazie al riconoscibile gusto sinuoso, seduttivo e decadente.
Per l'occasione, sono inoltre eccezionalmente riuniti i due capolavori "italiani" di Klimt: la Giuditta II proveniente dalla Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, e Le tre età della donna conservata alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma. Appartenenti a due tra le maggiori collezioni pubbliche, le opere testimoniano il passaggio e l’eredità spirituale del maestro viennese in Italia e costituiscono il perno attorno al quale si sviluppa l'esposizione.

La mostra è prorogata fino a domenica 27 agosto!

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The catalogue

La mostra Klimt e l’arte italiana mette in luce l’influenza che Gustav Klimt esercitò su numerosi artisti italiani del primo Novecento, contribuendo al delinearsi di una delle pagine più affascinanti dell’arte del secolo scorso. L’esposizione e il catalogo che l’accompagna analizzano per la prima volta le opere di pittori e scultori che accolsero le suggestioni del maestro austriaco, dopo l’eco suscitata dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1910 e all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.
Sono eccezionalmente riunite in questa occasione le due opere “italiane” di Klimt, Giuditta II (1909) e Le tre età della donna (1905), acquistate dallo Stato per le collezioni pubbliche nazionali.
I due capolavori sono il perno di un percorso che prende in esame l’opera di pittori attivi a Venezia, quali Vittorio Zecchin e i giovani “dissidenti” di Ca’ Pesaro, o coinvolti nelle grandi imprese decorative della Biennale (Galileo Chini). Altre sezioni sono dedicate ad artisti, quali il trentino Luigi Bonazza o il triestino Vito Timmel, che, per prossimità geografica e storica, furono particolarmente vicini al clima delle Secessioni. La cultura mitteleuropea ispirò inoltre Adolfo Wildt, che diede vita a un linguaggio personalissimo, tanto da essere definito “il Klimt della scultura”.
Attraverso circa 200 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, la mostra illustra un panorama ampio e vario, nel quale discipline diverse – dalla pittura alle arti decorative – convivono sotto il segno del gusto sontuoso e decadente della Secessione.