Esito di un concorso pubblico bandito nell’estate del 1967, il Bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy offre la prima manifestazione concreta di quella “architettura territoriale” che ha caratterizzato, dalla fine degli anni Sessanta sino agli sviluppi più recenti, l’architettura ticinese. Muovendo dai materiali in larga parte inediti conservati all’Archivio del Moderno, integrati da disegni, fotografie (d’epoca e attuali), documenti provenienti dagli archivi privati degli architetti, nonché da altri archivi pubblici e privati, il volume propone una lettura critica dell’opera, ripercorrendone la genesi: dal concorso all’elaborazione delle varianti intermedie, sino alla stesura e alla realizzazione del progetto definitivo.
Testi di: Bruno Reichlin, Nicola Navone, Martin Steinmann, Franz Graf e Monica Sciarini
Fotografie a colori di Enrico Cano
« Il Bagno di Bellinzona si trova alla confluenza di alcune fra le linee più interessanti del pensiero architettonico del dopoguerra e le esprime con encomiabile chiarezza. Raramente cultura territoriale, pensiero urbanistico e architettonico si sono incarnati, nel secondo dopoguerra, in un progetto costruito: non dimentichiamo, infatti, che le proposte urbanistiche più interessanti e radicali degli architetti del Team X sono rimaste sulla carta. Opera insostituibile, unica nel suo genere, il Bagno di Bellinzona merita senza dubbio un posto di rilievo nel patrimonio architettonico mondiale del XX secolo ».
Bruno Reichlin