Nel dibattito critico storico-artistico, sviluppatosi tra Ottocento e Novecento sulla Salerno medievale trova adeguata trattazione solo la fase normanna, dominata dal cantiere della cattedrale di S. Matteo, con le sue sculture, i frammenti musivi, gli avori e, in un momento più avanzato, i pulpiti con il cero pasquale. La Salerno longobarda, riccamente testimoniata dalle fonti documentarie, il Codex cavensis, e da quelle cronachistiche, il Cronicon salernitanum, è assolutamente assente; la situazione inizia a modificarsi negli anni Settanta del secolo scorso, quando viene scoperto e indagato il palazzo fondato da Arechi II. I manufatti lentamente emersi negli anni successivi sono rimasti isolati e privi di un adeguato contesto; l’articolo si propone di ricostruire la produzione artistica dell’età dei principi Guaimarius et Guaimarius, pater et filius (983-1027 e 1018-1052) sulla base di alcuni manufatti ascrivibili al periodo del loro governo: il sigillo ad effigie usato dai «De toutes pars sonne lo nom de Guaymere»: cultura figurativa a Salerno all’inizio del secondo millennio due regnanti, l’evangeliario greco ms. 71 della Biblioteca Nazionale Russa Saltykov-Ščedrin, realizzato nel 1020; la facies inferior del palinsesto ms. 1496 della Biblioteca Angelica di Roma; gli affreschi degli apostoli e della Vergine con donatore della chiesa di S. Maria de Lama; i due frammenti scultorei con pavone e fagiano, rispettivamente proprietà del Metropolitan Museum di New York e della Dumbarton Oaks Collection di Washington D.C. Attraverso questi reperti emerge la cultura raffinata di una città cosmopolita, in bilico tra Oriente e Occidente, con una precisa strategia comunicativa che visualizza attraverso le immagini il buon governo del serenissimus princeps e la sua interazione con i diversi livelli sociali della città.
PAROLE CHIAVE: Salerno, Longobardi, arte, committenza, strategia di comunicazione.
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«De toutes pars sonne lo nom de Guaymere»: Figurative Culture in Salerno at the Beginning of the Second Millenium
In the art-historical critical debate, which developed between the 19th and 20th centuries on medieval Salerno, only the Norman phase is adequately analyzed; the research is dominated by the construction of the cathedral of St. Matthew the Apostle, its architectural sculptures, mosaic fragments, ivories, and, at a later time, pulpits with easter candlestick. Instead, is absolutely absent the Lombard Salerno, despite that it is richly testified by documentary sources, such as Codex Cavensis, as well as by chronicles, such as Chronicon Salernitanum, the situation begins to change only in the seventies of the last century with the excavation of the royal palace of Arechi II. The artifacts that slowly emerged in the following years remained isolated and lacking of an adequate context. This article aims to reconstruct the artistic production of the time of princes Guaimarius et Guaimarius pater et filius (983-1027 and 1018-1052) on the basis of artifacts attributable to the period of their government: the effigy seals used by the two rulers; the Greek evangeliary ms. 71 of the Russian National Library Saltykov-Ščedrin, realized in 1020; the facies inferior of the palimpsest ms. 1496 of the Angelica Library in Rome; the frescoes of Apostles and the Virgin with donor from the church of St. Maria de Lama; the two sculptural fragments with peacock and pheasant, respectively owned by the Metropolitan Museum in New York and the Dumbarton Oaks Collection in Washington D.C. Through these finds a refined culture of a cosmopolitan city emerges, poised between East and West, with a precise communication strategy that visualizes through images the good governance of the serenissimus princeps and his interaction with the different social levels of the city.
KEYWORDS: Salerno, Lombards, Art, Patronage, Communication Strategy.
- Critica
- «De toutes pars sonne lo nom de Guaymere»: cultura figurativa a Salerno all’inizio del secondo millennio
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